Il violento attacco che i talebani hanno sferrato domenica 15 aprile nella zona di massima sicurezza di Kabul e in tre province dell’est del Paese ha segnato l’inizio dell’offensiva di primavera. Come ogni anno, la fine del duro inverno afgano coincide con una recrudescenza del conflitto. Sia sul campo di battaglia che online.
Dopo dieci anni di logorante guerra, la Nato si trova a combattere su due fronti: tra le insidiose montagne afgane e sui social network, dove l’attività di propaganda e reclutamento dei talebani è sempre più risoluta.
La rivendicazione degli ultimi attacchi è avvenuta su Twitter, dove i ribelli hanno sottolineato che si è trattato di “una vendetta per gli abusi dei marines”. Abdulqahar Balkhi (@ABalkhi), che si autodefinisce emiro islamico dell’Afghanistan, è uno dei portavoce talebani più attivi sul sito di microblogging. Durante gli scontri di domenica aggiornava i suoi quasi 5.000 follower con tweet in diretta sull’andamento delle battaglie, con bilanci finali quasi sempre a favore dei ribelli, ma non coincidenti con le notizie che arrivavano dal fronte.
Uno degli obiettivi principali dell’uso dei social network è proprio quello di aggirare i media tradizionali, che secondo i ribelli sarebbero al servizio delle potenze occidentali e nasconderebbero la reale situazione del Paese. @alemarahweb, altro “account ribelle” molto attivo, ha chiuso la giornata annunciando addirittura che “dopo 24 ore di incessante battaglia, più di 220 pupazzi della Nato sono stati uccisi…”
Anche se a prima vista questi account appaiono poco credibili, gli americani li seguono con attenzione e non sottovalutano la recente escalation della guerra online. Il profilo su Twitter delle forze ISAF (@ISAFmedia) è sempre più impegnato a diffondere informazioni e a controbattere la propaganda talebana in un conflitto che si combatte sempre più a colpi di tweet.
ISAF, ANSF repelled attack in Nangarhar; killed and captured insurgents, along with weapons and equpiment ow.ly/ahZGn
— ISAF (@ISAFmedia) Aprile 15, 2012